Le scosse di terremoto in Centro Italia hanno ucciso oltre trecento persone, tra cui molti bambini.
Se è vero che non si può prevedere quando arriva un terremoto è altrettanto vero che i danni e le vittime si possono evitare, con la necessaria messa in sicurezza degli edifici, come già accade in altri Paesi a rischio sismico.
Per questo motivo, se vogliamo che la prevenzione sia fatta davvero e con i criteri giusti, sosteniamo la richiesta dei geologi, degli ingegneri e degli architetti, con una petizione al governo. Chiediamo tre cose concrete:
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un Piano Nazionale Straordinario di messa in sicurezza dell’Italia dal rischio idrogeologico, completando la cartografia – attualmente ferma – e verificando l’intera filiera delle costruzioni con controlli più efficaci dalla progettazione all’esecuzione;
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il ripristino del Fascicolo del Fabbricato obbligatorio, con una classificazione sismica degli edifici e l’integrazione degli studi sulla pericolosità del territorio nei Piani Urbanistici;
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un piano di investimento nell’educazione e nella formazione sui rischi sismici e ambientali, a partire dai più piccoli nella scuola primaria.
Nonostante le tante vite spezzate dai terremoti più recenti, a San Giuliano di Puglia, a L’Aquila e in Emilia-Romagna, le istituzioni hanno fatto poco in questi anni per una seria opera di prevenzione, informazione e controllo.
Il fondo per la prevenzione del rischio sismico gestito dalla Protezione Civile è passato da 195 milioni di euro degli anni scorsi ai soli 44 milioni per il 2016 mentre i dipartimenti universitari di geologia rischiano di chiudere a causa della carenza di finanziamenti.
Un taglio di risorse inaccettabile per il nostro Paese, dove 24 milioni di persone e oltre 5 milioni di edifici sono esposti ad alto rischio sismico.
Vogliamo vivere sicuri nelle nostre case e nelle nostre città, non vogliamo piangere altre vittime sotto le macerie, mai più.